Gioele, innanzitutto ti aspettavi questa convocazione?
Sinceramente no, quando ho visto la mail per la prima volta non ci potevo credere, leggevo i nomi e mi chiedevo dove fossero tanti miei compagni. Addirittura all’inizio non l’ho neppure letta, pensando che l’avessero mandata a tutti…
E tu Rocco?
No, non me l'aspettavo. Io in primis, gioco per divertirmi e stare con gli amici. Lo faccio da 9 anni, sempre con tanta passione ed entusiasmo. Forse hanno visto questo.
Come hai vissuto questa nuova esperienza? Cosa hai potuto apprendere?
Gioele: Questa esperienza mi è servita a molto. Ho capito che il livello è altissimo e che dovrò ancora lavorare molto per migliorarmi, ho vissuto questo weekend senza mettermi troppa pressione addosso; mi sono detto “la cosa più importante è dare tutto quello che si può dare, otterrò quello che mi merito”, e così ho fatto. Ora aspettiamo la risposta e speriamo.
Rocco: Molto bene! Mi sono divertito con i miei "concorrenti" svizzero-tedeschi e ho fatto una faticaccia, ma alla fine non poteva essere altrimenti. Ho capito che il mondo dell' unihockey è vastissimo, non solo considerando il contesto generale, ma anche qui sotto la porta di casa: ognuno ha delle qualità sorprendenti…tutti ne abbiamo ed è bellissimo metterle alla prova!
Come ti sei trovato con i nuovi compagni? La differenza linguistica ha costituito un ostacolo?
Gioele: Diversi compagni si sono sforzati di parlare un po’ con noi ticinesi, ma, almeno noi quattro che eravamo in gruppo assieme, non andiamo molto d’accordo con lo svizzero tedesco e questo ha creato diversi problemi; la differenza linguistica ha creato un ostacolo soprattutto nella trasmissione delle informazioni, poiché ogni volta ci ritrovavamo a seguire il gruppo o a chiedere a Michel Betrisey o a Luca Tomatis (grazie ad entrambi) per capire cosa dovevamo fare.
Rocco: Mi sono trovato molto bene; infatti ho fatto qualche nuova amicizia in tedesco, ma la lingua principalmente usata è stata l'unihockey.
Cosa rappresenta per te l’unihockey?
Gioele: L’unihockey è la mia passione, lo svago quando sono arrabbiato, la gioia ulteriore quando sono contento, in questo momento credo che lo metterei dietro solo a salute, famiglia e (in parte) scuola. Inoltre, dopo aver fatto 5 anni di calcio, direi che ho trovato il mio sport. Fare allenamento non mi pesa affatto, anzi sono sempre contento di andarci; penso che quando uno sport diventi un peso non abbia più senso praticarlo. Sono sicuro che a me non succederà mai con l’unihockey.
Rocco: Per me l'unihockey è un'altra vita, un'altra dimensione. E' un'attività nella quale riesco ad isolarmi completamente e che mi permette di divertirmi come mai.
A livello unihockeistico a cosa ambisci?
Gioele: Per il momento vivo ogni esperienza cercando di trarne il massimo beneficio possibile, il sogno di giocare in NLA e poter indossare un giorno la maglietta della nazionale resta; ma per ora cerco di concentrarmi sul presente.
Rocco: A livello unihockeystico? Beh, io mi definisco ancora un bambino, con tanti sogni. Tutti, quando iniziano uno sport, e intendo tutti gli sport non solo unihockey, ma anche calcio, basket, pallavolo, tennis, hockey, ecc.., pensano ad una sola cosa: diventare il più forte ed essere ricordato come colui che non venne mai fermato da nessuno. La realtà non è quasi mai così, purtroppo. Però, io ci credo ancora perché bisogna credere nei propri sogni!