Selezione CH U17: due chiacchiere con Gioele e Rocco

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15.05.2014

La redazione vi propone una breve intervista ai giocatori Gioele Isabella e Rocco Canevascini, che lo scorso fine settimana sono stati convocati dalla Selezione Svizzera U17 Regione Ost.


Gioele, innanzitutto ti aspettavi questa convocazione?

Sinceramente no, quando ho visto la mail per la prima volta non ci potevo credere, leggevo i nomi e mi chiedevo dove fossero tanti miei compagni. Addirittura all’inizio non l’ho neppure letta, pensando che l’avessero mandata a tutti… 


E tu Rocco?

No, non me l'aspettavo. Io in primis, gioco per divertirmi e stare con gli amici. Lo faccio da 9 anni, sempre con tanta passione ed entusiasmo. Forse hanno visto questo. 



Come hai vissuto questa nuova esperienza? Cosa hai potuto apprendere?

Gioele: Questa esperienza mi è servita a molto. Ho capito che il livello è altissimo e che dovrò ancora lavorare molto per migliorarmi, ho vissuto questo weekend senza mettermi troppa pressione addosso; mi sono detto “la cosa più importante è dare tutto quello che si può dare, otterrò quello che mi merito”, e così ho fatto. Ora aspettiamo la risposta e speriamo.


Rocco: Molto bene! Mi sono divertito con i miei "concorrenti" svizzero-tedeschi e ho fatto una faticaccia, ma alla fine non poteva essere altrimenti. Ho capito che il mondo dell' unihockey è vastissimo, non solo considerando il contesto generale, ma anche qui sotto la porta di casa: ognuno ha delle qualità sorprendenti…tutti ne abbiamo ed è bellissimo metterle alla prova! 



Come ti sei trovato con i nuovi compagni? La differenza linguistica ha costituito un ostacolo?

Gioele: Diversi compagni si sono sforzati di parlare un po’ con noi ticinesi, ma, almeno noi quattro che eravamo in gruppo assieme, non andiamo molto d’accordo con lo svizzero tedesco e questo ha creato diversi problemi; la differenza linguistica ha creato un ostacolo soprattutto nella trasmissione delle informazioni, poiché ogni volta ci ritrovavamo a seguire il gruppo o a chiedere a Michel Betrisey o a Luca Tomatis (grazie ad entrambi) per capire cosa dovevamo fare.


Rocco: Mi sono trovato molto bene; infatti ho fatto qualche nuova amicizia in tedesco, ma la lingua principalmente usata è stata l'unihockey.

 


Cosa rappresenta per te l’unihockey?

Gioele: L’unihockey è la mia passione, lo svago quando sono arrabbiato, la gioia ulteriore quando sono contento, in questo momento credo che lo metterei dietro solo a salute, famiglia e (in parte) scuola. Inoltre, dopo aver fatto  5 anni di calcio, direi che ho trovato il mio sport. Fare allenamento non mi pesa affatto, anzi sono sempre contento di andarci; penso che quando uno sport diventi un peso non abbia più senso praticarlo. Sono sicuro che a me non succederà mai con l’unihockey.


Rocco: Per me l'unihockey è un'altra vita, un'altra dimensione. E' un'attività nella quale riesco ad isolarmi completamente e che mi permette di divertirmi come mai. 



A livello unihockeistico a cosa ambisci?

Gioele: Per il momento vivo ogni esperienza cercando di trarne il massimo beneficio possibile, il sogno di giocare in NLA e poter indossare un giorno la maglietta della nazionale resta; ma per ora cerco di concentrarmi sul presente.


Rocco: A livello unihockeystico? Beh, io mi definisco ancora un bambino, con tanti sogni. Tutti, quando iniziano uno sport, e intendo tutti gli sport non solo unihockey, ma anche calcio, basket, pallavolo, tennis, hockey, ecc.., pensano ad una sola cosa: diventare il più forte ed essere ricordato come colui che non venne mai fermato da nessuno. La realtà non è quasi mai così, purtroppo. Però, io ci credo ancora perché bisogna credere nei propri sogni!

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